A partire dall’iniziativa congiunta di capitalizzazione e trasferimento della conoscenza, ecco i progetti, le esperienze e le iniziative sviluppate dalle città nell’ambito dei programmi URBACT e UIA sul tema dell’Housing sostenibile dalle quali trarre alcuni elementi di ispirazione
E’ sempre più elevato il numero di persone che oggi in Europa si trova a dormire in strada o a cercare un aiuto presso le strutture di assistenza, tanto che secondo le stime di FEANTSA il numero di senza tetto è aumentato del 70% nel corso degli ultimi 10 anni. Come è facile intuire, la pandemia da Covid 19 ha aggravato la situazione mettendo in luce in maniera ancora più evidente la forte correlazione tra le difficoltà di accesso alla casa e l'emergenza sanitaria.
Il tema dell’housing, inteso come diritto ad un’abitazione sostenibile, è osservato a livello urbano da tempo e con crescente attenzione come testimoniano i numerosi progetti sviluppati dalle città su questa complessa sfida. Non è un caso, dunque, che proprio su questo tema sia nata una delle prime iniziative congiunte di capitalizzazione e diffusione della conoscenza dei programmi URBACT e UIA, che ha preso avvio durante il Cities Forum di Porto nel gennaio del 2020, ovvero alle porte di quello che sarebbe stato l’anno della “pandemia” da Covid 19.
L’iniziativa, coordinata da Laura Colini, Programme expert del programma URBACT ed esperta del programma UIA, ha prodotto articoli, paper e tre web conference l’ultima delle quali, focalizzata sugli aspetti legati alla “finanziarizzazione” dell’housing, è stata trasmessa lo scorso novembre ed è consultabile qui.
Le autorità locali possono giocare un ruolo importante nel favorire soluzioni di housing accessibile e sostenibile. Come emerge dal lavoro condotto dall’esperta Laura Colini gli interventi che possono essere attuati dalle città per affrontare questa sfida possono essere ricondotti a tre macro-tipologie: la sperimentazione di nuovi modelli di housing e di strutture di governance, la definizione di strategie per includere coloro che sono fuori dal mercato immobiliare e I ‘introduzione di misure strutturali anti-speculative, di cui un esempio interessante può essere fornito dal piano anti-sfratto istituito dalla Città di Barcellona nel 2016.
Di seguito riportiamo una breve rassegna, non esaustiva, dei progetti e di alcuni spunti utili per le città che intendono approfondire il tema.
Un’esperienza che rientra nella sperimentazione di nuovi modelli di housing e strutture di governance è quella del progetto CALICO, finanziato dal programma UIA e implementato dalla città di Bruxelles. La città belga, a fronte del bisogno crescente di case a prezzi sostenibili, attraverso l’adozione del modello Community Land Trust (CLT) sta realizzando 34 unità abitative e spazi comunali attraverso un mix innovativo di utilizzo dei fondi pubblici, tra i quali per la prima volta in questo ambito il FESR, con l’obiettivo poi di affittare e metterli a disposizione dei cittadini a basso reddito. Il progetto si caratterizza per una struttura di governance orientata alla co-creazione che include anche associazioni non governative e per rivolgersi ad un target complesso che tiene in considerazione sia l’elemento generazionale che diversità linguistiche, culturali, dei beneficiari finali e degli attori coinvolti etc. https://uia-initiative.eu/en/uia-cities/brussels-capital-region
Può essere invece considerata appartenente alla seconda categoria, l’esperienza del network URBACT ROOF Ending homelessness guidato dalla città di Ghent che si pone l’obiettivo di ridurre fortemente il fenomeno che affligge le persone “senza tetto” attraverso un lavoro importante di mappatura ed acquisizione di dati, e l’applicazione del modello Housing First. Il network ha recentemente pubblicato un paper, dal titolo “FROM STREET LOCKDOWN TO A ROOF OVER YOUR HEAD”, una raccolta di “lesson learned” dal periodo del lockdown dove con sorpresa si sono riusciti ad ottenere dei risultati positivi, che potete consultare qui
Se da una parte, in una prima fase, la situazione è drammaticamente peggiorata vedendo una diminuzione delle strutture che potevano ospitare i senza tetto e il rischio di un incremento del contagio all’interno di luoghi in cui il distanziamento sociale non riusciva ad essere garantito, dall’altra sono state sperimentate nuove forme di housing ad esempio attraverso l’adattamento di edifici non utilizzati, con piccole unità per 3 o 5 persone. La città di Ghent per esempio ha creato un ostello aperto 24 ore al giorno che ospita 15 persone con il supporto dei servizi sociali.
Secondo quanto si apprende dalle riflessioni del network URBACT ROOF proprio questa crisi ha contribuito a far emergere il problema con ancora maggiore evidenza e dunque a portarlo all’attenzione dei decisori locali. Riconoscere e distinguere le diverse tipologie di persone senza tetto ed il loro bisogni, lavorare in maniera integrata tra i vari servizi (sociale, ma anche economico ed urbanistico), affrontare il tema attraverso politiche strutturali e che coinvolgano i diversi livelli di governo, sono ad esempio tra le lezioni apprese dalle città in questo periodo.
E’ opportuno ricordare che il modello “Housing First” è sperimentato in Francia ed è ad esempio oggetto del progetto UIA realizzato dalla città di Nantes, 5Bridges - Creating bridges between homeless and local communities.
La città di Barcellona, con il piano contro gli sfratti, si colloca invece nella terza tipologia di interventi. La città ha lanciato, già nel 2016, un piano 2016-2025 per il diritto alla casa, attraverso il quale persegue politiche anti-speculative, inclusa l'acquisizione di unità abitative private vuote e la promozione di un mercato dell’affitto sostenibile attraverso il Rental Housing Pool che facilita la definizione di accordi bilaterali con incentivi ai proprietari (es. garanzie per il canone di locazione, incentivi per la ristrutturazione) e offre supporto e consulenza rispetto alle procedure da seguire a front della loro disponibilità ad impegnarsi ad un affitto adeguato.
Barcellona si è inoltre impegnata a promuovere la dichiarazione “Cities for adequate Housing” che potete leggere qui
Questi sono solamente alcuni degli esempi di progetti che vedono le città impegnate in Europa per l’housing ed il diritto alla casa. Ulteriori iniziative saranno lanciate a breve nell’ambito della capitalizzazione congiunta dei programmi URBACT e UIA. Se siete interessati ad approfondire il tema, vi invitiamo a restare aggiornati e seguire i lavori che saranno pubblicati qui
Elisa Filippi